Nun komm’ der Heiden Heiland BWV 659: quando la musica diventa poesia

Il preludio al corale Nun komm’ der Heyden Heyland (Vieni ora Salvatore delle genti) BWV 659 è fra le composizioni più conosciute di Johann Sebastian Bach. Brano di repertorio per gli organisti, questo corale è spesso eseguito anche dai pianisti, nella bella trascrizione di Ferruccio Busoni.

Il corale fa parte della raccolta dei “18 Corali di Lipsia“; in questo manoscritto, in larga parte autografo, Bach raccolse negli ultimi anni della sua vita alcune delle sue più significative composizioni, scritte anche parecchi anni prima. La prima stesura di Nun komm’ der Heyden Heyland risale infatti al periodo trascorso a Weimar (1708-1717). La prima versione presentava qualche piccola differenza rispetto al testo definitivo e portava il titolo di “Fantasia super Nun komm’ der Heyden Heyland”.

La melodia del corale, riccamente ornata, è presentata nella voce superiore. Sulle note del canto fermo si inseriscono ornamenti e intere frasi melodiche (si potrebbe parlare, con termine tecnico, di tropature); queste aggiunte arricchiscono la melodia originaria e donano alla composizione un carattere fortemente espressivo.

Influssi italiani

La melodia del corale è divisa in 4 incisi: l’ultimo inciso è identico al primo. La ripetizione della prima frase al termine della composizione avvicina questo corale alla forma dell’Aria con il da capo, genere tipico dell’opera italiana che, nel Settecento, stava prendendo piede in tutta Europa. Anche Bach, nelle sue cantate,  userà frequentemente la forma dell’Aria con il da capo.  In Bwv 659 la prima e l’ultima frase sono dunque quasi identiche; piccole differenze nell’ornamentazione ci ricordano la maniera con cui i cantanti variavano e cambiavano gli ornamenti nel da capo di un’Aria.

Nel corale è presente un secondo influsso della musica italiana: le frasi melodiche, dei veri e propri “soli“, sono precedute e inframezzate da alcune battute affidate alle sole voci dell’accompagnamento. In questo modo Bach avvicina la struttura di questo corale alla forma del concerto strumentale italiano, con l’alternanza di  tutti/solo/tutti/solo/tutti.  I “tutti“, nella forma concerto, presentano sempre materiale simile mentre i soli cambiano continuamente. Anche i “tutti“ del corale BWV 659 iniziano con la medesima formula melodica al Pedale. Questi incisi si presentano durante il brano con grande simmetria, ogni 8 battute, dando coerenza ed organicità alla struttura della composizione.

 

Il testo: come trasformare in musica le parole

Nun komm’ der Heiden Heiland           Vieni ora Salvatore delle genti

Der Jungfrauen Kind erkannt              Riconosciuto come il bambino della Vergine;

Des sich wundert alle Welt                     Di questo si meraviglia tutto il mondo,

Gott solch Geburt ihm bestellt               Che Dio abbia ordinato una tale nascita

Il testo è la traduzione, opera di Lutero, dell’antico inno Veni Redemptor gentium,  scritto da Sant’Ambrogio per il tempo di Avvento. Conoscere il testo del corale è prezioso per capire la musica: Bach sottolinea infatti molte parole di questo testo.

Il pedale procede con un andamento quasi ostinato in ottavi, in maniera analoga al tipico “basso andante“ delle sonate di Arcangelo Corelli e dei grandi maestri italiani. Ascoltando la linea del pedale sembra di sentire il ritmo lento e inesorabile dei passi di qualcuno che cammina: un allusione al “Signore che viene“?

Quando il testo presenta la parola “bambino“ il pedale  imita il dondolio di una culla.

Si noti che la stessa figura cullante è utilizzata nel corale organistico Puer natus in Bethlehem (il bambino è nato a Betlemme) BWV 603. Il grande compositore Heinrich Schütz, considerato il padre spirituale della musica vocale luterana, alcuni anni prima aveva inserito nel suo Oratorio di Natale un Intermedium con “l’imitazione della culla di Gesù bambino” (Christkindeleins Wiege), con un’analoga continua oscillazione del basso fra due semitoni.

 

Quando il testo parla dello stupore del mondo che attonito si ferma il movimento del pedale si interrompe e si ferma. Lo stupore è velato dal dolore: nell’umiltà della nascita di Cristo si nasconde già il segno della sua morte e della sua passione. I Re magi portarono in dono, accanto all’oro e all’incenso, la mirra; la mirra è il balsamo con cui si ungevano il corpo dei defunti. La nascita del re delle genti non dimentica, nella tradizione cristiana, il presagio della Passione. Anche in questo corale di Avvento sono dunque presenti i segni di dolore. Bach introduce molti elementi che esprimono questo turbamento:

  • note legate due a due, che raffigurano forse i singhiozzi del pianto (si ascolti ad esempio come le stesse figure pervadono l’Aria Ächzen und erbärmlich weinen dalla cantata BWV 13 Meine Seufzen, meine Tränen, oppure il corale BWV 613 Lamm Gottes unschuldig, Agnello di Dio innocente).
  • Le figure sospiranti (figura suspirans) costituite da note precedute in battere da pause.
  • Si noti inoltre l’espressiva armonia di sesta napoletana che chiude questo passaggio (batt. 22-23).

 

Bach, Buxtehude, Böhm

Ma da chi ha imparato Bach a comporre in modo così sublime?

Il corale di Buxtehude Nun komm’ der Heiden Heiland presenta alcuni tratti simili: la melodia ornata nel soprano, l’andamento tranquillo delle parti di accompagnamento. Un grande gesto conclusivo accomuna la composizione del maestro di Lubecca e l’opera di Bach; lo slancio melodico che tocca le note più acute della tastiera ricorda le grandi cadenze finali dei cantanti.

Di Georg Böhm, che fu insegnante del giovane Bach nel periodo trascorso a  Lüneburg, è forse interessante conoscere il corale “Vater unser in Himmelreich“: quest’opera presenta un pedale in andamento ostinato in ottavi contrapposto ad una linea melodica estremamente ornata. In uno dei manoscritti (oggi perduto) il corale era intitolato Aria e possiamo ben dire che il corale di Böhm può essere stato un modello stilistico per la creazione di BWV 659.

Ma in nessuno dei predecessori di Bach troviamo quella capacità poetica di tradurre in musica ogni singola parola e di trasportarci, in una sorta di estasi mistica, a diretto contatto con il significato più profondo della preghiera.

https://www.youtube.com/watch?v=m_4C-3YPcnI