Johann Sebastian Bach, sonate in trio, quarta e ultima parte

Analisi delle singole sonate: BWV 528, BWV 529, BWV 530

Sonata in mi minore,  BWV 528

Origini

La sonata in mi minore presenta, nella raccolta, dei tratti unici. E’ infatti la sola sonata di cui si conserva il modello cameristico; la Sinfonia che apre la seconda parte della cantata “Die Himmel erzählen die Ehre Gottes ” BWV 76  è infatti identica al primo movimento di questa sonata. L’organico della Sinfonia è insolito: oboe d’amore, viola da gamba e basso continuo. Il musicologo Pieter Dirksen ha ipotizzato, con valide ragioni, che esistesse una versione, oggi perduta, ancora precedente: questa prima versione era nella tonalità di sol minore e l’organico prevedeva oboe, viola da gamba e basso continuo.

Si conserva inoltre una variante dell’Andante nella tonalità di re minore.  Questa versione è facilmente consultabile nell’appendice della maggior parte delle edizioni moderne dell’Opera omnia per organo (neu Bach-Ausgabe, Peters) e rappresenta uno stadio compositivo sicuramente anteriore alla redazione del manoscritto delle sei trio sonate.

Adagio, Allegro

Il primo movimento si apre con un breve Adagio iniziale. Le tre voci propongono, una dopo l’altra, un tema caratterizzato da un salto melodico di settima (passus duriusculus, cioè un andamento dissonante). Alla quarta battuta tutte le voci partecipano congiuntamente ad un’ultima proclamazione del tema:

Se ascoltiamo la Sinfonia della cantata ci accorgiamo che, suonando all’organo, per imitare al meglio l’organico strumentale è forse necessario includere un registro ad ancia (ad imitazione dell’oboe d’amore).

Le molte legature, presenti nel Vivace, sono collocate nei vari manoscritti in maniera abbastanza disordinata. molte le differenze fra una fonte e l’altra. Solo una figura, che compare la prima volta a batt. 7 e 8 nella mano sinistra e a batt.11 e 12 nella mano destra, non è mai legata, in nessuna delle fonti e in tutto il corso del brano; i sedicesimi di questa figura vanno forse eseguiti sciolti, distinguendoli dagli altri che esigono un’esecuzione legata.

Il  Vivace si organizza intorno ad una serie di entrate in canone all’ottava (in mi minore a batt. 5 e 9; in si minore a batt.16 e 20; in la minore a batt. 31 e 35; di nuovo in mi minore a batt. 49 e 52). 

Due grandi cadenze a batt 59 e 63, a poca distanza una dall’altra, concludono il movimento. Ci sembra importante non eseguirle nella stessa maniera, sottolineandone le differenze: con una pausa (da ingrandirsi ad libitum?) a batt. 59 e con continuità a batt. 63.

Andante

Anche nell’Andante, a similitudine del primo movimento, Bach ripete ogni entrata per due volte nella stessa tonalità. Queste coppie di entrate formano i pilastri architettonici di una composizione fortemente influenzata dagli idiomi strumentali.

L’origine strumentale è ancora più chiara nella versione in re minore, dove legature e punti di staccato possono suggerirci una maggiore ricchezza di articolazione. 

 

Un poc’allegro

La segnatura di tempo 3/8 e la dicitura un poc’allegro devono tenerci lontano da un’esecuzione troppo veloce e virtuosistica di questo movimento; il suo carattere si avvicina a quello di un Minuetto,  le cui movenze gentili si articolano ogni due battute.

Le terzine di sedicesimi formano dei ritmi che danno origine, apparentemente, ad una contrapposizione di due note contro tre. In qualche raro caso troviamo nella musica di Bach il “due contro tre” (ad esempio nella Fuga in re minore dal II Libro del Clavicembalo ben temperato o nel grande corale Vater unser im Himmelreich BWV 682); nel terzo tempo della IV Sonata i ritmi puntati vanno però verosimilmente conformati alla terzina (anche la battuta 7 va eseguita in maniera analoga, senza contrapposizione ritmica).

La struttura generale è data dalle differenti entrate tematiche, alcune delle quali affidate al pedale. Un registro di 4′ al pedale è necessario, su molti organi,  per rendere intellegibili i sedicesimi di batt. 60 e seguenti.

Sonata V in Do maggiore,  BWV 529

Allegro 

Il primo movimento è organizzato attorno al numero tre; tre sono le parti della forma ABA, su cui è organizza la sua struttura generale. All’interno delle parte A è di nuovo presente una tripartizione: da batt.1 a batt.16; da batt. 17 a batt.31; da batt 32 a 50. In ognuna di queste tre piccole parti troviamo tre elementi ricorrenti: figurazioni di salto, alcune battute su un pedale tenuto, una parte con figurazione di scale.

Anche la parte B è divisa in tre sezioni: da batt. 51 a batt 71; da batt. 72 a batt. 83; da batt 84 a 104. La prima e la terza sezione sono simili fra loro, con uno scambio di figurazioni fra mano destra e mano sinistra. In queste sezioni troviamo tre canoni diversi: canone alla V^ , alla III^, all’VIII^. Nella seconda sezione della parte B (batt 72-83) il tema iniziale del movimento è contrapposto al tema principale della parte B, con frasi regolari di quattro battute ciascuna.

Osservando la struttura di questo movimento non ci resta che ammirare la perfezione dell’architettura musicale: la musica fluisce naturale; dietro ad un’apparente semplicità c’è un piano dell’opera studiato nei minimi dettagli.

Largo

Il Largo di questa sonata si conserva anche quale movimento lento interposto fra il Praeludium e la Fuga in do maggiore, BWV 545. Questo manoscritto risale forse ad un momento in cui Bach, influenzato dai concerti vivaldiani, sentì il fascino di presentare la forma del Preludio e Fuga arricchita da un movimento più delicato: un esempio celebre di questa forma è la Toccata, Adagio & Fuga in Do maggiore, BWV 564.

A battuta 7, e in tutti i passaggi analoghi (batt. 23, 27, 43, 47) Bach ha effettuato una piccola correzione. Se confrontiamo infatti l’autografo con la copia di Anna Magdalena, troviamo in quest’ultima delle cancellature e un arricchimento delle scrittura, con dei ritardi che rendono ancora più interessante l’armonia. Queste correzioni ci fanno capire come Bach continuasse costantemente a migliorare le sue opere, alla continua ricerca della perfezione.

Il punto di valore di batt. 12 e 52 (mano destra) e di batt. 38 (mano sinistra) vanno intesi, come era consuetudine all’epoca, non alla lettera. Le note dopo il punto vanno probabilmente coordinate fra le due mani e suonate insieme:

La struttura può essere letta come forma A B A B A  (con cesure in batt. 13, 21, 33, 41). Questa divisione appare però sfuggente: vi è sì la presentazione del soggetto iniziale alla dominante a batt. 21 e una ripresa a batt. 50 ma il movimento ha una grande continuità.

Allegro

L’Allegro finale mostra la chiara influenza dei grandi compositori italiani. Difficilmente Bach avrebbe composto una musica così senza aver studiato e ascoltato Corelli, Albinoni, Vivaldi!

La sua struttura si articola nella forma: ABA, ABA

Nelle parti A il tema iniziale domina la tessitura, presentandosi anche al pedale (a batt. 21, 23, 25).

Apre le parti B, un nuovo tema in sedicesimi, proposto in canone dalle tre voci.

Lo studio dell’autografo ci fa scoprire come la legatura di batt. 94 sia diversa da quanto proposto dalla neue-Bach-Ausgabe.

Possiamo anche scoprire come l’autografo sia stato copiato con un’attenzione pratica per l’esecuzione: infatti Bach smette di scrivere sulla facciata di destra in un momento in cui la mano sinistra è libera e l’esecutore stesso è quindi in grado di girarsi da solo la pagina; per fare ciò Bach rinuncia ad utilizzare l’ultima riga, non ostante avesse già tracciato i pentagrammi!

Sonata VI in Sol maggiore, BWV 530

Secondo molti musicologi questa sonata fu composta per completare la raccolta e, a differenza delle altre sonate, non ha un modello strumentale, precedentemente comnposto, da cui deriva; eppure l’inizio del primo movimento, con l’unisono fra le due voci superiori e la presenza di molte figurazioni violinistiche, tradisce l’influenza dei concerti italiani che Bach studiò e trascrisse per organo e per clavicembalo a Weimar.

Vivace

La struttura generale si organizza A B A B A B A (cesure a batt. 20; 53; 85; 101; 137; 161). Nelle parti B il tema principale scompare e la musica è governata più dall’armonia che dalla polifonia.

Nelle parti A , quando il tema ricompare è spesso variato (batt. 101 mano sinistra) o semplicemente alterato con una sincope (batt. 53 e seguenti).

Le legature e i segni di articolazione abbondano: per capirli è necessario leggerli in maniera “violinistica” (si rilegga qui: https://lorenzoghielmi.com/johann-sebastian-bach-le-sonate-in-trio-bwv-525-530-2-parte/)

Lente

Fra i movimenti più moderni della raccolta, il Lente propone una melodia frammentata, struggente negli intervalli melodici ampie e dissonanti, ricca ritmicamente e dettagliata nei segni di articolazione.

Il pedale sembra accompagnare con un basso andante, cioè un andamento continuato di ottavi, senza valore polifonico, ma in realtà, da batt. 11 in poi, la sua linea è ricavata dal tema; forse i due ottavi finali di ogni frammento vanno suonati, come nel tema, staccati.

Allegro

Il terzo movimento presenta la segnatura di tempo in C tagliato con i sedicesimi (caratteristica di cui abbiamo parlato qui: https://lorenzoghielmi.com/johann-sebastian-bach-le-sonate-in-trio-bwv-525-530-2-parte/)

Il pedale partecipa alla polifonia presentando più volte il soggetto, seppure in forma semplificata. Il pedale è il vero motore del brano: le differenze di scrittura della sua linea organizzano l’intero movimento, ora con andamenti melodici, ora con salti, ora con serie di ottavi alternati a pause.

La struttura segue lo schema A B A B A (cesure a batt. 19, 31, 42, 52), dove le sezioni B presentano un secondo tema in tonalità minore.

I segni di articolazione e gli ornamenti abbondano: questi ultimi non sono sempre chiari nel loro significato e nella loro collocazione. In particolare l’ornamento che arricchisce il tema delle sezioni B potrebbe essere interpretato sia come mordente che come un veloce trillo con risoluzione.

A batt.18, oltre alle legature, da completate in analogia con la battuta finale, è forse bene aggiungere un’appoggiatura nella mano sinistra.

Conclusioni

La 6 Sonate di Bach ispirarono sicuramente alcuni dei suoi allievi ad imitare il maestro: Johann Ludwig Krebs, Gottlieb Homilius, Heinrich Nicolaus Gerber, Johann Schneider scrissero composizioni, spesso basate su corali, in trio. Lo studio di queste pagine può aiutarci a comprendere ancora meglio le Sonate in trio, oltre a farci scoprire piccoli capolavori spesso sconosciuti.

Come sempre per la musica di Bach, ci si può chiedere se queste sei sonate in trio hanno un significato spirituale, teologico o simbolico che trascende il loro contenuto musicale. Personalmente penso che sia perfettamente inutile cercare di costruire una sovrastruttura, fatta di numeri ed alchimie, quando il messaggio di Bach è palese:

«Bey einer andächtig Musiq ist allezeit Gott mit seiner Gnaden gegenwart»

(In una musica devota, Dio è sempre presente con la sua grazia)

E’ questo il commento autografo di J.S. Bach che troviamo nella sua copia personale della Bibbia.

La musica ben fatta non è solo bella ma è di per sé santificante, in quanto specchio della bellezza e dell’armonia di Dio.

https://www.youtube.com/watch?v=GhWJAQLq2yg